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A chi appartengono i boschi? A sei anni da Vaia.

A sei anni da Vaia, questa è la domanda che dovremmo porci. Nel 2018 un evento eccezionale ha spazzato via tutto quello che per decenni abbiamo chiamato le nostre montagne.


Raffiche di vento fino ai 200 km/h, combinate a piogge monsoniche, hanno

causato la devastazione di oltre 42.500 ettari di bosco con 8,6 milioni di metri cubi di piante abbattute.


Il bostrico, poi, ha dato il colpo di grazia.


Vaia è stato un fenomeno distruttore, ma anche l’occasione per rivalutare gli effetti delle nostre scelte passate, oltre che il nostro rapporto col territorio e con l'ambiente. Un tabula rasa che non ci saremmo attesi, ma anche un segnale che ci dovrebbe obbligare a prendere in considerazione il ripetersi di questi fenomeni.


Il bosco non può più essere solamente fonte di estrazione per soddisfare il mercato o i nostri bisogni, ma soprattutto servizio ecosistemico indispensabile per le sfide future: la biodiversità, la gestione della risorsa idrica, l’assorbimento della CO2.


La forza di Vaia ha dimostrato come un ambiente troppo antropizzato e modificato dall’uomo diventi più fragile e meno capace di rispondere agli eventi.


Questa frangibilità si evidenzia senza una visione più lungimirante e responsabile.


L’augurio e l’obiettivo verso cui ci proiettiamo è quello di rendere il bosco un polmone capace di auto-rigenerarsi, emblema di biodiversità ed esempio di resilienza ai cambiamenti climatici, ma anche richiamo alle nostre responsabilità.


Europa Verde spinge affinché avvenga un cambio di paradigma culturale, economico, politico. Noi ci siamo e ci saremo!


A sei da anni Vaia i boschi sono cambiati moltissimo, ma quanto possiamo dire di essere cambiati noi? #tempestavaia #boschi #renzomasolo





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