Tra il dire e il fare scorrono di mezzo...21 chilometri di condotte per portare acqua sana. Infatti, lo scorso marzo il presidente della regione Veneto Luca Zaia annunciava l’inaugurazione della tanto attesa infrastruttura a servizio di molti comuni della zona rossa da Pfas. L’opera, di 25 milioni di euro di investimento, avrebbe il compito di sostituire definitivamente la precedente fornitura di acqua dalla centrale di Madonna di Lonigo (Vi), in zona rossa, con acqua proveniente dalla fonte pedemontana di Camazzole. A beneficiarne sarebbero i cittadini di molti comuni interessati dall’emergenza Pfas tra le province di Vicenza e Padova, i quali, sulla scia dell’entusiasmo manifestato dal presidente Zaia, avevano fiduciosamente iniziato a fare uso di quest’acqua. Peccato però che solo tre mesi dopo, durante una seduta pubblica del Consiglio comunale di Montagnana, fosse emerso come l’acquedotto in questione non fosse da considerarsi in piena funzione a causa dell’incompiuta pulizia delle vasche. Non essendo chiaro se quindi, inconsapevolmente, i cittadini loro malgrado avessero avuto accesso ad acqua non pulita, noi di Europa Verde ci siamo rivolti alla Giunta regionale per chiedere, mediante una interrogazione in Consiglio regionale, se l’acquedotto in questione fosse attivo al 100% oppure no.
La risposta pervenutaci (infine) martedì 14 settembre, da parte della Giunta regionale, confermava il completo funzionamento dell’acquedotto solo dal mese di luglio, quindi in notevole differita rispetto all’annuncio. Constatando come l’incontinenza comunicativa di questa Giunta rischi di arrecare danni ai cittadini, abbiamo suggerito all’assessore Bottacin di prestare maggiore attenzione a quel bisogno di certezze che i cittadini avvertono, soprattutto in tema di salute e benessere. Nel frattempo, tra un annuncio e l’altro, non sono mancate nuove segnalazioni relative alla presenza di Pfas nelle acque in Veneto.
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