Giusto poche ore fa, Il Tar del Lazio ha emesso ordinanza di sospensione del Decreto del Ministero della Salute del 27 giugno 2024, quello che, per intenderci, inseriva il cannabidiolo tra le sostanze stupefacenti.
Le motivazioni della disposta sospensione cautelare avvalorano quanto sin qui ha sostenuto Europa Verde in tutte le sedi, in Consiglio regionale del Veneto e in Europa, tanto che l’Europarlamentare dei Verdi Cristina Guarda ha presentato una interrogazione alla Commissione Europea per verificare la compatibilità del divieto ministeriale alla luce del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea: infatti, il decreto ministeriale inciderebbe fortemente e negativamente su un’intera filiera che va dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti contenenti estratti di cannabis; in particolare, il Tar Lazio ha ravvisato la necessità di sospendere l’efficacia del decreto ministeriale vista la complessità delle questioni e del possibile pregiudizio caratterizzato non solo da profili economici e patrimoniali, comunque rilevanti, ma dalla necessità di riorganizzazione e di riassetto di un intero settore onde non incorrere in responsabilità, tra cui in particolare quella penale, degli operatori economici coinvolti.
Sulla vicenda attendo che la Giunta regionale non si limiti a fare spallucce e professione di benaltrismo spostando il tema sulla esclusiva responsabilità dello Stato: la regione del Veneto ha una sua propria legge sul sostegno della filiera della cannabis sativa L., pianta da cui si estrae anche l’incriminato cannabidiolo e le tanto vituperate infiorescenze; si tratta di una filiera produttiva che in Veneto è particolarmente attiva e presente: chiedo che si dia subito risposta alla mia interrogazione sui temi del cannabidiolo e sulla libera vendita di infiorescenze light, quest’ultima messa enormemente a rischio dall’emendamento governativo al DDL sicurezza.
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