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Inceneritore di Ca’ Capretta a Schio (Vi): non è una sola questione di emissioni

La vicenda di Ca’ Capretta è emblematica, poiché ci spinge a interrogarci sul concetto stesso di sostenibilità. In termini di tutela dell’ambiente, cos’è più auspicabile? Continuare a produrre tutti i rifiuti che vogliamo perché tanto poi potremo eliminarli e smaltirli mediante processi di combustione o semplicemente avere meno rifiuti da conferire e trattare?


I rifiuti sono uno spreco e un ladrocinio, perché ci sottraggono sempre qualcosa: spazio per conferirli, materie prime per poterli produrre, energia e ossigeno per trattarli, ecc. per non parlare dei costi e dell’impatto dello smaltimento delle ceneri prodotte.


L’ideale è quindi evitare di produrre rifiuti, intervenendo anzitutto sulle logiche di produzione e consumo. Non è facile, perché oggi tutto bisogna possedere, ogni cosa si deve spacchettare o di quasi tutto ci si deve poi disfare dopo un rapido e disattento consumo. Come Europa Verde, ci siamo a lungo battuti in Regione affinché si incentivi, ad esempio, il commercio di prodotti sfusi, andando così a ridurre tonnellate e tonnellate di plastica e non solo. Dal punto di vista culturale, e non è una sottigliezza, si dovrebbe creare maggiore consapevolezza sull’impatto dei nostri acquisti e premiare chi produce e commercia con modalità tali da ridurre allo zero i rifiuti.


Allo stesso tempo, ritengo che la raccolta differenziata e il conseguente processo a valle sia partecipazione civica. Chiedere ai cittadini di conferire i rifiuti nei corretti contenitori, senza però coinvolgerli nel processo complessivo e sul suo impatto, è riduttivo. Inoltre, le multiutility macinano utili che possono essere investiti in una corretta educazione al riciclo.


Condivido le osservazioni avanzate dall’Amministrazione di Schio sull’ampliamento dell’impianto di Ca’ Capretta, allo stesso tempo ritengo questioni come questa dovrebbero fare perno sulla partecipazione dei cittadini e non dovrebbero essere trattate ad agosto.


Sappiamo che nessuno vorrebbe un impianto come quello dietro casa, ma senza partecipazione si rischia di perpetuare la distanza tra Istituzioni e cittadini.




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