È iniziata in Consiglio regionale del Veneto la lunga maratona per l'approvazione del bilancio. Questa è la traccia del mio primo intervento, ma per scoprire quanto poco sia stato apprezzato dai colleghi del centrodestra vi consiglio di guardare il video sottostante. #bilancioregionale #consiglioveneto #renzomasolo
Care colleghe, cari colleghi,
ci troviamo oggi a discutere e votare documento di economia e finanza regionale e la relativa nota di aggiornamento , una discussione che avviene all’interno di un quadro complessivo, per la nostra regione, a tinte fosche, anzi, che rasenta il buio pesto. Da un po’, alcuni quotidiani riportano la radiografia di un sistema in grosso affanno. Non sono un catastrofista e non mi appassiona il tradizionale gioco di botta e risposta tra maggioranza e opposizione; tuttavia, non possiamo delineare e approvare la programmazione finanziaria regionale semplicemente in previsione di una campagna elettorale alle porte, perché la gravità della situazione richiede una lettura oggettiva dello stato delle cose.
Partiamo dai dati emersi in questi giorni. L’attività manifatturiera veneta sfoggia il quarto trimestre consecutivo di contrazione della produzione. Inesorabilmente in rosso, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è la produzione industriale (-1.9 %), il fatturato (-1%), gli ordini interni (-1,1%) e quelli dall’estero (-3.4%). Tra i comparti meno performanti c’è la filiera della moda (-7,1%), da sempre traino pregiato della nostra economia.
Nel rapporto 2024 sull’economia veneta, stilato da Bankitalia, si attesta il peggioramento dell’andamento degli investimenti nel 2024 rispetto al previsto e a quelli programmati per il 2025. Tra gennaio e settembre di quest’anno, il dato della cassa integrazione sale del 50%. Questo è il dato che più preoccupa, con tanti tavoli aperti nelle nostre province. Il mondo del lavoro è in affanno, molte famiglie venete trascorreranno un Natale magro, oltre a un inizio del nuovo anno con attese molto meno ottimistiche rispetto al futuro.
Certamente pesano, a livello economico e non solo, i grandi conflitti in corso alle nostre porte. Le guerre in atto coinvolgono non solo le nostre tasche, ma soprattutto la visione del futuro e il cuore dei nostri concittadini. Anche l’affanno dimostrato da alcuni partner europei o l’esito elettorale negli Stati Uniti aggravano una situazione non facile, ma le cause della crisi che siamo chiamati ad affrontare non sono imputabili esclusivamente al quadro internazionale.
I dati che emergono dall’Osservatorio economia e territorio del CNA indicano che le previsioni di crescita di Lombardia ed Emilia-Romagna, non esenti ai contraccolpi del quadro economico internazionale, siano migliori rispetto a quelle venete. Anche il raffronto con la previsione del trend dei Land tedeschi per il 2025 è poco incoraggiante per il Veneto. In forte calo anche gli investimenti privati, parliamo soprattutto della disponibilità alla spesa delle famiglie venete, a fronte di un’inflazione, a livello regionale, ancora in crescita.
Il concetto di “piccolo e bello”, che tanto ha premiato in passato la nostra economia, non regge più. Il nostro sistema industriale risulta sempre più ininfluente all’interno di un mondo che è cambiato e il cui cambiamento si mantiene, inesorabilmente. Nel frattempo, cala anche la manodopera e l’attrattività lavorativa, il Veneto risulta poco competitivo rispetto ad altre regioni confinanti. Complici alcune scelte politiche che hanno reso la nostra regione poco attraente per chi potrebbe o vorrebbe trasferirsi a lavorare qui, ma che analizzando lo standard del livello dei servizi preferisce fare ricadere altrove la scelta finale. Fa pensare il fatto che sempre più spesso, in sede di colloquio, siano i candidati a dire alle aziende: vi farò sapere. Certamente pesa il livello di competitività dei salari, ma a gravare sono le prospettive di vita in un territorio che deve riuscire a offrire qualcosa in più che un impiego. Deve offrire ai lavoratori le possibilità di crescere umanamente e lavorativamente, deve offrire a chi si sposta qui la possibilità di muoversi agilmente anche e soprattutto senza auto. A tal proposito, non mi stancherò mai di dire che l’abbandono del progetto di metropolitana regionale di superficie è stato un auto-goal. Ci sarebbe costata meno della Pedemontana, apportando maggiori benefici ai cittadini. Il Veneto deve offrire a chi viene qui la possibilità di poter fare qualcosa nel tempo libero, di trovare ampia scelta nelle offerte culturali, anche al di fuori dei grossi centri abitati. Ma soprattutto chi lavora qui vorrebbe avere la certezza di vivere in un ambiente sano, dove non ci si ammali semplicemente respirando l’aria, dove il verde non è una macchia colorata tra il cemento, come purtroppo si registra in alcune aree del Veneto.
I mezzi di comunicazione vicini a Confindustria parlano di periodo di crisi profonda. Ma se ci limitassimo a considerare il quadro economico, rischieremmo di avere una visione non di insieme. Magari nella pia illusione che tutto dipenda da una congiuntura economica internazionale, capace di risollevarsi a breve.
Proseguo nella analisi dei dati. Nel recente rapporto sulla congiuntura agroalimentare veneta, realizzato come ogni anno dall’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta registra un calo del -2,3% rispetto all’anno precedente, con un’ulteriore riduzione del numero di imprese agricole attive.
Scarsi servizi e poche infrastrutture puniscono la nostra regione anche dal punto di vista demografico. La fotografia scattata dall’Istat rivela un Veneto fragilissimo, sempre più soggetto allo spopolamento. Il dato più eclatante è quello della provincia di Treviso, tra le 25 province italiane che si spopolano di più.
Tra le grandi regioni italiane, il Veneto annovera il maggior numero di leggi per regolare e contenere il consumo di suolo. Tuttavia, siamo la seconda regione per consumo di suolo in Italia, con una percentuale che sfiora il 12% della superficie disponibile, mentre la media nazionale è poco sopra il 7% e quella europea si attesta attorno al 4% circa. I recenti avvenimenti hanno dimostrato quanto fragile siano i nostri territori. Il Veneto è una regione che rischia di essere massacrata dagli effetti di un clima impazzito a causa delle nostre scelte, dei nostri stili di vita e dello scarso coraggio nell’invertire la rotta, come sarebbe necessario fare.
I cittadini e le cittadine sanno, senza bisogno che io snoccioli qui ulteriori dati, cosa significhi dover avere a che fare con la sanità pubblica.
Ecco, questi sono i dati che pesano su questo tavolo, questa è la situazione che ci troviamo ad affrontare, questo è lo stato delle cose con questi partiti in maggioranza sia in Regione che a Roma, dove sono stati decisi tagli che stanno penalizzando i Comuni e le Regioni. Alla faccia della autonomia!!!
Ma ora, alla fine di un anno ricco di sfide, ci ritroviamo qui a scommettere sul Veneto. Sulla nostra amata Regione che non chiede altro che la possibilità di rialzarsi. Ma per poterlo fare necessita di un cambio di passo, di una nuova visione fatta di investimenti nell’innovazione, nella sostenibilità, nella vivibilità economica, ambientale, culturale e sociale o avremo sempre meno occasioni per starcene col calice di prosecco in mano a brindare. Ultimamente queste occasioni sono state date solamente dalle aperture di qualche tratta di autostrada, questa la dice lunga sulle prospettive fino a qui offerte.
Noi Verdi siamo disponibili a contribuire con tutte le nostre forze nell’offrire un futuro migliore al Veneto e ai veneti. Ma spetta a questa maggioranza compiere il primo passo, riconoscendo gli errori commessi e l’impossibilità di proseguire su questa strada. I nostri emendamenti vanno in questa direzione. Vedremo ora quale sarà il senso di responsabilità che saprete dimostrare. Grazie.
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